agosto 2004
STIAMO LOTTANDO INVANO?
Il calcio, come tutto lo sport, è arte, emozione, sentimento… esistono due fonti di gratificazioni che ogni essere umano si trova a scegliere: quella economica e quella psicologica.
Il massimo sarebbe averle entrambe…. naturalmente.
Ma è ovvio che nel calcio femminile è molto difficile che le due cose coincidano: e molte ragazze scelgono la gratificazione psicologica per giocare a pallone, per divertirsi.
Molti dirigenti e presidenti si dimenticano di questo, dell’originaria radice ludica del gioco e peggio ancora oggi (e mi sa tanto di preistoria… un po’ di apertura mentale, please) approfittano della buona fede delle ragazze… che spesso si trovano incastrate paradossalmente dalla loro passione. Molti personaggi con il loro discutibile comportamento (tanto per usare un eufemismo) rischiano di uccidere questo sport, come in ogni altra attività: a chi fa dell’onestà, del buon senso e della pura voglia di vivere e di esistere, il proprio credo di vita, il contatto con certe realtà toglie lucidità, serenità e voglia di reagire.
Vero però che fare calcio femminile non ha senso, se si ragiona in modo logico… perché non porta a nessun guadagno, garantisce poca visibilità, ti allontana dalla famiglia, dagli affetti… è un sacrificio, e allora perché andare avanti? Semplice, per amore. E’ proprio questo che rende così speciale e unico il calcio femminile. La sua diversità è la sua forza, e lo sarà sempre.
Ma spesso essere appassionati nella vita, nel lavoro, ecc. crea problemi… oggi allo stato attuale delle cose una persona onesta e volenterosa che vuole dare un futuro al calcio femminile, è esattamente come un architetto che cerca di costruire l’Empire State Building con secchiello e cazzuola, ovvero con tanti buoni propositi ma risorse limitate.
Si diventa deboli e spesso inermi… messi a nudo: chi non vede questo sport come passione ‘aggredisce’ le calciatrici con false promesse e facili illusioni.
La domanda che tutti noi dobbiamo porci è questa: stiamo lottando invano?
Esistono due soluzioni: la più facile e purtroppo più diffusa, è accettare i ricatti fino al punto di lasciarsi andare dalla rassegnazione, senza rischiare, senza affrontare i problemi, rimanendo sempre nel limbo, con il rischio di non crescere mai. La seconda alternativa è la più difficile, ma a mio avviso l’unico modo per vedere un barlume di futuro in questo sport, così calpestato, così deriso, così diverso, offeso, ma non per questo meno importante: continuare a lottare senza perdere di vista l’obiettivo, coinvolgendo gli organi federali più idonei, persone preparate e appassionate, mettendole attorno in un tavolo per analizzare la gravissima situazione senza avere paura di guardare in faccia la dura e cruda realtà.
Non si possono ignorare i problemi che esistono da sempre anche se riconosco che ogni esponente che fa parte del calcio femminile ne ha di diversi: la società perché non incassano soldi dagli sponsor, le calciatrici perché non sono pagate, i giornali e i mass media vogliono l’esclusiva di questa e quella notizia… sono spesso obiettivi inconciliabili e che generano uno stato di confusione.
Per andare avanti è necessario trovare un obiettivo comune: la palla passa alla Divisione Calcio Femminile e a tutte le persone competenti, oggi è più che mai fondamentale raccogliersi attorno a un tavolo, a patto, ripeto, di coinvolgere le persone giuste (ed è la cosa più difficile), perché quelle sbagliate e anche  improvvisate non vanno neanche considerate, solo tra persone intelligenti una soluzione si trova sempre.
Per questo vi dico che no, non stiamo lottando invano.

Chiara Manzoni