gennaio 2002
UN FUTURO SENZA VINCOLO
Il 27 novembre 2001 è uscito un comunicato ufficiale della FIGC che non ha poi avuto grande risalto, anche se si è meritato qualche riga qua e là su riviste e quotidiani. Il commissario straordinario Petrucci ha reintrodotto la possibilità dello svincolo per accordo per i giocatori (e le giocatrici) non professionisti.
In sostanza, oltre al consueto tesseramento col modulo verde o col modulo giallo, il giocatore dilettante e la società potranno stabilire (a partire dalla stagione 2002/2003) di considerarsi svincolati alla fine dei campionati, semplicemente depositando un accordo scritto presso il Comitato o la Divisione di appartenenza.
Tutto ciò è sicuramente positivo perché mette in mano ai giocatori un'arma contrattuale in più (intendendo per contratto anche un semplice accordo sulla parola).

Parallelamente si parla di instaurare uno svincolo automatico per i calciatori dilettanti: esiste una direttiva europea che indica come 23 anni il termine dello svincolo, in Italia si pensa di arrivarci gradualmente partendo da uno svincolo a 29 anni per gli uomini e 27 per le donne. Parole, progetti, proposte, niente di concreto per adesso.

La cosa che, sinceramente, più mi preoccupa è che anche gli stessi calciatori e calciatrici, sia come singoli, sia come associazioni, sembrano accogliere positivamente questo che considerano un "passo avanti".
Io ho un'idea più radicale su questo aspetto, credo che queste innovazioni, in questa forma, non siano delle conquiste ma ulteriori elementi di disparità e di diseguaglianza.

Lo svincolo per accordo, così com'è, favorisce sicuramente i giocatori abbastanza bravi in campo da poter essere considerati "pezzi pregiati" che elevano il tasso tecnico della squadra, e abbastanza bravi negli affari da poter gestire una trattativa. I giocatori meno bravi in questi due aspetti continuano ad essere "carne da macello" dal punto di vista delle società e della Federazione.

Uno svincolo per limite di età crea un ulteriore disparità e pone un problema da non sottovalutare. Teniamo presente che non è possibile instaurare un vincolo a vita per ragazzi e ragazze sotto i 16 anni. Perché esiste questo principio? Sembra quasi che il principio del vincolo a vita sia ritenuto disgustoso pure da coloro che lo sostengono (a proposito, esiste qualcuno che lo sostiene apertamente? Su Calcio Illustrato si scrive che è necessario ma non si scrive perché è necessario). Tanto disgustoso da non poterlo esercitare sui bambini. È vero che esiste il premio preparazione, ma un indennizzo è qualcosa già più accettabile di una costrizione a tempo indeterminato.
Instaurando uno svincolo automatico, per esempio a 27 anni, cosa succederebbe? Cambierebbe qualcosa nella situazione attuale? Forse molte nazionali saranno svincolate e forse potranno chiedere qualche euro in più, probabilmente l'età media della serie C salirebbe vertiginosamente, finchè qualcuno chiederà un limite di età, magari proprio a 27 anni. E continueranno le storie di società che non concedono lo svincolo e di ragazze over 16 e under 27 che smettono di giocare, esattamente come succede già adesso.

Allora, se vogliamo davvero cambiare, se davvero crediamo che le persone siano persone e non "figurine" da scambiarsi quando è aperto il mercato, se vogliamo che le ragazze e i ragazzi che giocano a pallone si assumano le proprie responsabilità e non si comportino come prigionieri di guerra il cui primo dovere è quello di tentare la fuga, aggiungiamo una riga ai moduli gialli e verdi del tesseramento, una riga che corrisponda ad una voce tipo "durata del vincolo" oppure "fino al....:" oppore "tesseramento valido fino alla stagione....."

In pratica io propongo che ogni vincolo sia un vincolo per accordo, che giocatore e società decidano la durata del loro rapporto: un anno, due anni, dieci anni..... e ognuna delle due parti prenda il proprio impegno e si assuma la propria responsabilità. Che insomma il tesseramento diventi un equo accordo fra due parti: la calciatrice (o il calciatore) e la società.